STORIA DEL JUDO Jigoro Kano si trasferì a Tokyo nel 1871 con la sua famiglia. D'intelligenza vivissima ma di gracile costituzione, doveva subire la prepotenza dei compagni, dai quali avrebbe voluto difendersi praticando il ju-jutsu. Poiché la disciplina era screditata e ritenuta troppo violenta, Kano dovette rinunciarvi, dedicandosi specialmente alla ginnastica e al baseball per irrobustire il suo fisico. Nel 1877, entrato all'università di Tokyo, poté finalmente avvicinarsi al ju-jutsu, cui si applicò con passione, impegnandosi in duri allenamenti (sempre ricoperto di piaghe, era soprannominato "unguento"). I suoi primi maestri furono Hachinosuke Fukuda e Masatomo Iso, della Tenshin-Shin'yo-ryu, dai quali apprese in particolare il KATAME-WAZA e l'ATEMI-WAZA, venendo in possesso dei DENSHO (libri segreti) della scuola dopo la loro morte.
Conobbe quindi Tsunetoshi Iikubo, esperto della Kito-ryu, da cui apprese il NAGE-WAZA. Mentre progrediva con sorprendente facilità, penetrando i segreti dei diversi stili, nel 1881 ottenne la laurea in lettere e cominciò ad insegnare al Gakushuin (Scuola dei Nobili).
Nel 1882 il giovane professore aprì una palestra di appena 12 tatami nel tempio di Eisho, radunandovi i primi 9 allievi: nasceva così il KODOKAN ("luogo per studiare la VIA"), dove il giovane professore elaborò una sintesi di varie scuole di ju-jutsu. Il nuovo stile di lotta, non più soltanto un'arte di combattimento, ma destinato alla divulgazione quale forma educativa del corpo e dello spirito, venne chiamato JUDO ("VIA della cedevolezza o dell'adattabilità"): come precisò Kano nel 1922, si fondeva sul miglior uso dell'energia (SEI RYOKU ZEN YO) allo scopo di perfezionare se stessi e contribuire alla prosperità del mondo intero (JI TA KYO EI).
Nel 1895 Kano elaborò con i suoi allievi migliori il primo GO-KYO ("cinque principi") o metodo d'insegnamento; nel 1906 riunì a Kyoto i rappresentanti delle varie scuole per delineare i primi KATA ("modelli" delle tecniche di lotta); nel 1921 presentò il nuovo GO-KYO, tuttora invariato. Kano morì sul piroscafo Hikawa-Maru nel maggio 1938, mentre tornava in patria dopo aver presenziato al Congresso del CIO svoltosi al Cairo. Non assistette quindi alla disfatta del suo paese, ma un paio di anni prima, quasi presagisse la tempesta, aveva lasciato una specie di testamento spirituale ai judokas di tutto il mondo: - Il Judo no è soltanto uno sport. Io lo considero un principio di vita, un'arte e una scienza [...] Dovrebbe essere libero da qualsiasi influenza esteriore, politica, nazionalista, razziale, economica, od organizzata per altri interessi. Tutto ciò che lo riguarda non dovrebbe tendere che a un solo scopo: il bene dell'umanità. |